Bublegum

Disegno di Chiara Rebeggiani

BUBLEGUM

Nella terra dei giganti, gli alberi avevano una vita molto lunga Per questa ragione, le cime toccavano il sole, e le grosse radici si aggrappavano alla terra. Là c’era una conca di foglie cadute. Sembrava sospesa sui fili d’erba e nell’aria si dondolava come un’amaca. Dentro, rannicchiato nella posizione di un bambino, vi dormiva uno gnomo.
Tutti gli abitanti del bosco, lo chiamavano Bublegum perché masticava la resina degli alberi. Quando l’aveva ammorbidita, l’allargava con la sua riccia linguetta e vi soffiava dentro piano piano tenendola con la bocca. Così gonfiava le bolle gialle finché non gli scoppiavano in faccia, lasciandogli il naso a patata, tutto appiccicoso.
Dietro al boom, spalancava i suoi occhietti blu notte e sorrideva. Era uno spettacolo bellissimo vedere il suo palloncino ogni volta più grande, e tutti gli abitanti del bosco applaudivano divertiti. Allora lo gnomo si toglieva il suo cappuccio appuntito, e ringraziava facendo un inchino.
Dopo di che, faceva sparire i suoi riccioli bianchi di nuovo dentro il cappello e si allontanava correndo veloce. Per evitare d’inciampare nella sua lunghissima barba bianca, la teneva raccolta a treccia intorno al collo.
Di solito andava allo stagno. Lì vicino, raccoglieva foglioline di: menta, anice, vaniglia …
Bublegum era un raffinato pasticcere. I suoi biscotti, erano i più buoni del mondo. La ricetta tramandata dalla sua tris nonna, era segretissima, e mai nessuno era riuscito a indovinare gli ingredienti. Dalla sua cucina, usciva un profumo speziato che faceva venir l’acquolina in bocca. Quando apriva la porta, offriva i suoi dolcetti senza mai chiedere nulla in cambio.
Per il suo cuore generoso, tutti gli volevano bene, e nel momento difficile lo soccorrevano subito.
Accadde proprio la notte in cui la luna andò in vacanza.
Era un buio pesto. Per avere un po’ di luce, il vento, la pioggia e i tuoni, pregarono il fulmine di fare scintille. Da lì risultò il più bel temporale di quel tempo, ma al ritorno dallo stagno, Bublegum, era completamente fradicio.
Cominciò a starnutire:
-Etciù! – tremava tutto
-Etciù, etciù,- e per il freddo batteva i denti.
-Forse ha la febbre. – disse una piccola quaglia mentre gli toccava la fronte.— E’ un grosso raffreddore – precisò messer gufo – Suggerirei di stare a letto, e al caldo-
Una formichina, prese un pezzettino di carta imbevuto di canfora, e lo trascino lì Sperava che l’odore desse sollievo, ma un -Etciùùùùù! – poderoso la spazzò via insieme al fazzolettino.
-Scusami tanto, non l’ho fatto apposta. – disse lo gnomo costernato.
Anche una lumachina si adoperò a modo suo, e con le corna solleticò le narici.
-Etciù, etciùù, etciùùù!
La situazione peggiorò. Il naso diventò rosso come un pomodoro maturo. Gocciolava più di una fontana.
Al riparo sotto un fungo, c’era un gruppetto che parlottava:
Il maggiolino: – Che si fa ora?
La lucertola: – Non lo so.
Lo scoiattolo: – Forse ho un’idea.
Quand’ecco un –Etciùùùùùùùùùùùùùùùùù – impressionante, decimò il fungo, rivoltò i tre che vi stavano sotto, e pure quelli attorno.
-Mi dispiace amici miei, ma non c’è verso di smettere! -pronunciò lo gnomo con voce nasale.
Gli animaletti erano sempre più preoccupati.
Allora, il maggiolino interrogò sottovoce lo scoiattolo
-Tu, che avevi in mente? –
E lui: – Qualche distrazione, così non pensa più al raffreddore-
-E come? – domandò l’altro.
-Lascia fare a me. E rivolgendosi all’ammalato gli chiese: – Bublegum, che cos’è un raffreddore? –
-Una malanno? – rispose lui
-No, è la classica goccia che fa traboccare il naso. –
-Hahaha – rise lo gnomo
E lo scoiattolo continuò -Lo sai che noi abbiamo quattro occhi?
Bublegum ci pensò un attimo, poi gridò: – Ma no! È assurdo!
Lo scoiattolo insisté: – Quattro, Bublegum: due tu e due io!
Tutti quanti sghignazzarono
Di nuovo lo scoiattolo: – Toh, guarda, ho i piedi a papera.
-Dove?
-Qua qua qua …
Al che tutti risero di nuovo a crepapelle.
Lo gnomo, addirittura ruzzolò giù dall’amaca. E senza nessun starnuto.
Il raffreddore non c’era più. Che gioia e che felicità!

Vennero interrotti dalla luna che aveva la faccia un po’ abbronzata:
-Uffa, che stress andare in villeggiatura. C’era un traffico di stelline che pure al rientro ho fatto due ore di fila. E voi come state? – domandò.
Lo gnomo ed i suoi piccoli amici, si guardarono negli occhi, e ripresero a ridere a ridere, senza smettere più.
E chi è sì è trovato a passare per caso in quel bosco, è sicuro di essere stato contagiato dalle risate, poiché non ha mai preso in vita sua un raffreddore.

“Bublegum” è una favola scritta da me e fa parte di una raccolta di filastrocche e brevi racconti dedicata ai bambini di tutte le età, che amano leggere o farsi raccontare una favola prima della buona notte.

E’ un libro composto da diversi autori , ed è bellissimo:

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